In un’epoca dominata da filtri patinati, vite curate all’eccesso e una costante pressione verso la perfezione digitale, emerge dalle profondità del web una tendenza tanto inaspettata quanto liberatoria: il “goblin mode”. Dimenticate l’estetica impeccabile e le aspirazioni all’influencer di turno. Il goblin mode celebra l’essere autenticamente, disordinatamente, pigramente… sé stessi.


Nato come un meme virale e rapidamente adottato come hashtag e descrizione di uno stato d’animo, il goblin mode cattura quel desiderio primordiale di abbandonare le convenzioni sociali e abbracciare la nostra natura più “grezza”. Immaginate la scena: siete rannicchiati sul divano alle tre del pomeriggio, avvolti in una coperta, con i capelli in disordine, una macchia di sugo sulla vecchia t-shirt e state sgranocchiando direttamente dalla confezione uno snack non identificato. Ecco, quella è l’essenza del goblin mode.


Non si tratta di una moda passeggera effimera, ma piuttosto di una reazione viscerale alla costante performance richiesta dalla vita online e, in parte, anche da quella offline. Dopo anni di dover presentare una versione idealizzata di noi stessi, il goblin mode offre un rifugio accogliente nell’imperfezione. È un “sì” al disordine, alla pigrizia occasionale e al piacere di abbandonarsi ai piccoli comfort senza il bisogno di giustificazioni estetiche.
La sua popolarità, esplosa soprattutto su piattaforme come TikTok e Twitter, riflette una stanchezza collettiva nei confronti della perfezione irraggiungibile promossa dai social media. In un mondo saturo di filtri che levigano la pelle e di pose studiate, il goblin mode urla un sonoro “basta!”. È un invito a riconoscere e accettare le nostre “ombre”, quei momenti in cui la priorità è il comfort e la soddisfazione immediata, senza preoccuparsi del giudizio altrui.
Ma attenzione, il goblin mode non è un’apologia della trascuratezza cronica o dell’abbandono di ogni forma di cura personale. È piuttosto un concedersi una tregua, un momento di autenticità in cui possiamo deporre le maschere e semplicemente “esistere” nel nostro stato più naturale. È la libertà di non dover essere sempre performanti, di poter abbracciare la nostra umanità con tutte le sue piccole imperfezioni. Curiosamente, questa tendenza non è solo un fenomeno online. Si riflette in un certo rilassamento delle norme estetiche, in un maggiore apprezzamento per la comodità nell’abbigliamento e in una generale tendenza a valorizzare l’autenticità sopra l’apparenza. Forse, in un mondo sempre più artificiale, il desiderio di connettersi con la nostra “goblin side” rappresenta un bisogno fondamentale di ritrovare un contatto più genuino con noi stessi.


In definitiva, il goblin mode non è solo un trend curioso, ma un sintomo di un cambiamento più profondo. È un segnale che forse stiamo iniziando a stancarci della perfezione imposta e stiamo riscoprendo la bellezza e la libertà nell’accettare la nostra intrinseca, e a volte un po’ “goblin”, umanità. E forse, in questo abbraccio dell’imperfezione, possiamo trovare una forma di autentica e inaspettata liberazione. L’essenza del goblin mode nella moda non è la letterale trasposizione dell’incuria, ma piuttosto una sovversiva celebrazione del comfort, dell’autenticità e di un deliberato allontanamento dalla perfezione patinata. Ecco come il “goblin mode” si sta insinuando, con un sorriso sornione, nel panorama fashion:
L’elogio del comfort “senza scuse”: Dopo anni di silhouette strutturate e tessuti scomodi in nome dello stile, si assiste a un’ondata di capi che privilegiano il comfort assoluto. Pensate a felpe oversize che sembrano rubate al fidanzato (o trovate in fondo all’armadio), pantaloni cargo larghi con tasche pratiche (e magari qualche briciola dimenticata), e scarpe che urlano “posso camminare per ore senza soffrire”. È un rifiuto consapevole dell’eleganza costrittiva in favore di un’agio disinvolto.
Un tocco “trasandato chic”: Non si tratta di vera trasandatezza, ma di un’estetica che abbraccia un certo “noncurante studiato”. Maglioni sformati indossati con nonchalance su pantaloni eleganti, un cappello un po’ stropicciato che aggiunge un tocco “vissuto”, o la stratificazione di capi apparentemente casuali che creano un look inaspettatamente interessante. È l’arte di sembrare “appena alzati dal letto con stile” (anche se in realtà ci abbiamo messo un po’ di impegno).





L’imperfezione come Statement: Dimenticate le cuciture perfette e i colori immacolati. Il goblin mode nella moda strizza l’occhio a capi che mostrano segni del tempo, tessuti con texture interessanti, o dettagli “imperfetti” che conferiscono unicità. Un orlo un po’ sfilacciato, una stampa leggermente sbiadita, un capo vintage con la sua storia da raccontare: tutto concorre a creare un’aura di autenticità che va oltre la produzione in serie.



L’ironia e il divertimento come accessori: Abbracciare il goblin mode nella moda significa anche non prendersi troppo sul serio. Può tradursi nell’indossare calzini spaiati con orgoglio, nell’abbinare stampe improbabili con un’aria di sfida, o nell’aggiungere accessori “kitsch” che rompono l’armonia apparente del look. È un modo per esprimere individualità e un senso dell’umorismo attraverso l’abbigliamento.


Un rifiuto del “fast fashion” e un’apertura al “già visto”: In linea con l’anima anti-consumista del goblin mode, si osserva un crescente interesse per l’abbigliamento di seconda mano, per i capi ereditati e per uno stile più “riciclato” e personale, lontano dalle effimere tendenze stagionali. L’armadio diventa un tesoro di pezzi vissuti, ognuno con la sua storia.
In definitiva, il goblin mode nella moda non è un invito a vestirsi in modo sciatto. È piuttosto una ribellione giocosa contro l’omologazione estetica e una celebrazione della comodità, dell’autenticità e di un pizzico di sana “goblineria” interiore. È un promemoria che la moda può essere divertente, personale e, soprattutto, incredibilmente confortevole. E forse, in un mondo che ci spinge costantemente a “fare bella figura”, concederci un momento di “goblin chic” è l’atto di ribellione più stiloso di tutti.
Ely

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