La mia strada verso il design: da bambina a stilista

Oggi è festa, è un Lunedì di riposo e di relax e il momento ideale per far riaffiorare dolci ricordi e riflessioni capaci di portarti a fondo nel tuo io interiore. Così ho ripensato a tutto il percorso fatto di alti e bassi che mi hanno portato a fare quello che volevo nella mia vita, la fashion designer. Ogni bimba/o da piccola/o decide cosa vorrebbe fare da grande: la ballerina, l’astronauta, il vigile del fuoco, il poliziotto, la maestra…io da che ho ricordo dicevo sempre che volevo fare la stilista! Fin dai primi anni, non ho mai avuto bisogno di giocattoli complessi per intrattenermi, il mio parco giochi era fatto di carta e matite colorate. La vera magia iniziava non appena impugnavo una penna, trasformando semplici quaderni e diari (che mi regalava in quantità numerose il mio cartolaio Mario, di cui conservo un ricordo meraviglioso), in tele personali infinite. Non erano semplici scarabocchi, ma il palcoscenico per un mondo in continua evoluzione, dove la mia nascente ossessione per la moda regnava sovrana.

Mentre gli altri bambini riempivano i loro pomeriggi con i giochi, io ero immersa in un turbine creativo. Interi quaderni venivano metodicamente riempiti con bozzetti dettagliati, figurini slanciati e abiti che osavano sfidare le tendenze del momento, il tutto arricchito da ritagli di giornali vari. Ogni pagina era un pezzo del mio futuro, disegnato con cura maniacale, anticipando collezioni che esistevano solo nella mia mente di bambina. Questi disegni erano la colonna portante dei miei incessanti sogni ad occhi aperti, visioni vivide e intense del mio domani. Ho sempre saputo, con l’innocenza e la certezza di un bambino, che il mio percorso mi avrebbe portato sulle passerelle, nella stanza di un atelier, o al tavolo da disegno come stilista. Non era solo un hobby, era una vocazione che prendeva forma un tratto dopo l’altro.

Dopo aver trascorso un decennio della mia vita cullata dai ritmi del mare, a Pescara, la mia storia prese una svolta significativa. All’età di 14 anni, l’orizzonte marittimo fu sostituito dal profilo delle prealpi e dalle atmosfere storiche di Como. Questo trasferimento non fu solo un cambio di scenario geografico, ma un’immersione diretta nell’ambiente ideale per coltivare le mie passioni. La mia vocazione trovò la sua prima, vera struttura nel Liceo Artistico. Questi anni furono fondamentali: imparai a trasformare la pura fantasia in tecnica, a padroneggiare la prospettiva e a comprendere la teoria del colore, affinando quel tratto che finora era stato solo istintivo. Le ore passate tra gesso e carboncino mi prepararono per il passo successivo, quello che avrebbe sigillato il mio destino nel mondo dell’alta moda. Il coronamento di questo percorso di formazione avvenne con l’ingresso all’Accademia di Moda Marangoni. Lì, tra i corridoi che hanno visto nascere alcune delle menti più brillanti del settore (per dirne uno Dolce & Gabbana), ho potuto finalmente concentrare ogni energia sulla progettazione e sulla realizzazione. Non più solo sogni su carta, ma l’apprendimento concreto della modellistica, della scelta dei tessuti e della visione strategica, trasformando l’amore di una bambina nella competenza professionale di una stilista.

La mia formazione accademica è stata solo l’inizio. Per trasformare la competenza in vera maestria, ho dovuto confrontarmi con la dinamica e complessa realtà del mercato globale. L’esperienza lavorativa mi ha proiettata subito in contesti di respiro internazionale, essenziali per la mia crescita professionale. Un elemento chiave è stato l’approccio al mercato orientale. Ho avuto l’opportunità di viaggiare frequentemente in Cina, dove ho imparato a bilanciare la creatività con l’efficienza produttiva su vasta scala. Parallelamente, lavorare per il mercato giapponese mi ha insegnato il rigore estetico, l’attenzione maniacale al dettaglio e la profonda venerazione per la qualità e la tradizione artigianale. Non meno importante è stata l’esperienza con il gusto essenziale e funzionale del mercato tedesco. Questa esposizione trasversale mi ha fornito un vocabolario stilistico ricco e versatile, capace di dialogare con culture e esigenze diverse. Un pilastro fondamentale di questa esperienza è stato l’impegno costante nella ricerca e nell’innovazione. Partecipare alle più importanti fiere tessili sia in Italia che all’estero non è stato un semplice aggiornamento, ma una vera e propria immersione annuale nel futuro dei materiali. Dalla ricerca delle fibre più innovative alle tecniche di finitura sostenibili, ogni fiera ha rappresentato un laboratorio di idee e un punto di incontro cruciale per rimanere all’avanguardia in un settore in perenne movimento. Questo impegno nel comprendere la materia prima è ciò che mi permette di disegnare non solo un abito, ma un’esperienza tattile e visiva completa.

Questa prospettiva globale e questa incessante ricerca si sono concretizzate in una rarissima e preziosa versatilità stilistica. Ho avuto la possibilità di non limitarmi a un solo segmento, ma di specializzarmi con successo in tre mondi distinti e complementari della moda: menswear, womenswear e kidswear. Ho sviluppato un occhio critico per la sartorialità maschile, la costruzione del capo e l’attenzione ai tessuti tecnici e formali, comprendendo l’equilibrio tra tradizione e innovazione che caratterizza il guardaroba dell’uomo contemporaneo. Per quanto riguarda il womenswear, la passione d’infanzia per il figurino ha trovato la sua massima espressione, permettendomi di esplorare silhouette, volumi e dettagli più audaci, unendo la fluidità creativa con le esigenze di vestibilità e tendenza. Il settore del bambino mi ha insegnato l’importanza cruciale della funzionalità, della sicurezza dei materiali e della giocosità, senza mai sacrificare l’estetica, applicando principi di design avanzati a capi destinati a crescere. Questa competenza trasversale, sviluppata attraverso il viaggio, la formazione e la specializzazione in tre mercati distinti, non è solo un elenco di esperienze, ma la dimostrazione di una capacità di adattamento unica: unire la visione sognatrice dell’infanzia con il rigore tecnico e la comprensione globale del mercato, rendendo il mio approccio al design completo, informato e pronto a cogliere qualsiasi sfida stilistica.

Al di là dei mercati, delle fiere e delle specializzazioni tecniche, c’è il cuore pulsante di tutto: la passione e l’amore incondizionato che provo per il disegno e l’atto di creare. Per me, disegnare non è semplicemente un lavoro, è una necessità viscerale, una forma di linguaggio che supera le parole. Disegnare è la mia vita, il mezzo attraverso il quale riesco a dare forma concreta all’immaginazione e a tradurre un sentimento effimero in un oggetto tangibile e condivisibile. La vera gratificazione non risiede nella complessità tecnica, ma nell’opportunità di concepire e realizzare qualcosa di unico per le persone. C’è un legame intimo che si crea tra la mia mano, il tessuto e l’individuo che indosserà quel capo: è la gioia di contribuire non solo al loro stile, ma alla loro espressione personale. Eppure, persino le passioni più profonde conoscono momenti di oscurità. C’è stato un periodo, un momento di profonda incertezza e stanchezza, in cui ho seriamente pensato di abbandonare tutto. La pressione del settore, le difficoltà di essere “notati” quando hai alle spalle tanti anni di esperienza (purtroppo il vero triste paradosso di oggi), o il semplice scontro con le difficoltà della vita professionale hanno messo in discussione quella vocazione che sembrava scolpita nel destino. Ma è proprio in quei momenti di crisi che ho compreso la vera natura del mio legame con l’arte: l’assenza del disegno ha lasciato un vuoto incolmabile, dimostrando che non era un’opzione, ma una parte essenziale della mia identità. Quella pausa, per quanto dolorosa, ha rafforzato la consapevolezza che la mia matita e il mio estro creativo sono strumenti indispensabili per navigare il mondo e per costruire il mio futuro, tratto dopo tratto.

Tutto questo mio percorso, dagli schizzi d’infanzia alla padronanza tecnica, dall’esposizione globale alla resilienza personale, confluisce in un pacchetto di competenze unico perchè ciò che offro alle aziende e agli studi di moda va ben oltre la semplice capacità di disegnare abiti, si tratta di una visione olistica e strategica. In sintesi, offro un ponte tra la pura ispirazione artistica e la sua realizzazione industriale, garantendo non solo la bellezza del design, ma anche la sua fattibilità, commerciabilità e rilevanza globale. Sono pronta a tradurre la vostra visione in collezioni di successo!

Se oggi dovessi descrivermi direi che, al di là delle competenze tecniche, ho un carattere solare ed empatico, sono sempre aperta e positiva! Sono profondamente sensibile non solo alle tendenze estetiche, ma anche alle esigenze dei colleghi e dei clienti, il che mi permette di interpretare e rispondere con finezza alle diverse richieste e di essere sempre ben integrata col gruppo di lavoro. Queste qualità sono sorrette da una grande professionalità e correttezza. L’educazione e il rispetto per i ruoli e le scadenze non sono per me un optional, ma la base del mio approccio lavorativo. La mia integrità e l’etica professionale mi rendono affidabile e trasparente, sempre pronta a impegnarmi con dedizione totale per il successo condiviso.

La frase che più mi rappresenta?!

“La mia matita non traccia solo linee, disegna il futuro, unendo la precisione del designer globale al cuore di chi non ha mai smesso di sognare.”

Ely

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